Il ragazzo del vapore
Ieri sera sono andato a vedere Steamboy: non mi è piaciuto ;-)
OK, dopo aver buttato il sasso, vediamo di motivare meglio questo giudizio lapidario e perentorio.
Pare che Steamboy sia il più costoso film d'animazione prodotto in Giappone. Effettivamente gli scenari sono spettacolari, l'animazione è di prima classe e la computer grafica piuttosto buona, e anche la colonna sonora è da film di serie A. Ma per fare un bel film, i mezzi non bastano. Ci vuole un'idea, ci vuole una sceneggiatura che la valorizzi, e una regia adatta. Tolto il terzo punto, a mio modestissimo parere, i primi due sono assenti.
L'idea. Può essere un mio problema personale, ma i passati alternativi non mi hanno mai attizzato. O fai come Last Exile (sempre sia lodato), o Dune di David Lynch, tanto per non scomodare i grandi nomi, cioé prendi degli elementi retrò e li inserisci in uno scenario alieno, oppure non so, è inevitabile per me pensare a tutte le incongruenze storiche, tecniche e scientifiche mostrate. Questo per l'ambientazione. La vera big idea è lo scontro tra due visioni relative alla scienza e al progresso scientifico: scienza dedicata alla felicità del genere umano, e scienza asservita al profitto ad ogni costo, anche se si tratta di produrre e vendere armi terribili. Nonostante non si tratti di niente di nuovo, sarebbe comunque potuta essere una buona idea, non fosse per...
La sceneggiatura. Di solito gli anime si rivolgono ad un pubblico di adolescenti, ma sono godibili anche per un pubblico adulto (altrimenti non saremmo qui a parlarne, no?). In questo caso mi sembra invece che il target fosse un pubblico preadolescenziale (particolarmente deficiente, mi verrebbe da dire), visto come sono stati delineati (?) i personaggi, e come è sviluppata (?) la storia.
spoiler
Il film comincia con l'antefatto, di cui si capisce ben poco. Continua con la stringata introduzione del protagonista, un ragazzino di Manchester, che si ritrova a recitare una parte di primo piano negli eventi scatenati dal nonno (un vecchiaccio insopportabile) e dal padre (una specie di Frankenstein con deliri di onnipotenza), sballottato tra i cattivi che sono cattivi, e i buoni che tanto buoni non sono (con tanto di personaggio i cui occhiali, nel momento in cui si rivela non tanto dissimile dai cattivi, diventano sinistramente riflettenti, oh - my - god) in compagnia di una ragazzina insoportabile (ma va?), che dovrebbe simboleggiare la redenzione, passando dal campo del male a quello del bene. Il climax parte a metà film, arrivando alla conclusione (?) con un fiatone che manco io dopo 12 Km di Stratorino. Il tutto condito dai luoghi comuni dei peggiori film americani, e da un costante senso di dejà vu (l'ambientazione è la stessa di Master of Mosquiton, alcune scene paiono autocitazioni di Akira, e per tutto il film non ho potuto fare a meno di pensare a Laputa, dell'unico e solo Miyazaki, un must per gli amanti dell'animazione giapponese, film riuscito con ben altro esito).
/spoiler
Ed ecco le due grandi ombre che incombono sul film: Akira e Miyazaki.
Akira. Precedente lungometraggio di Otomo, è una pietra miliare dell'animazione, e IMHO i paragoni sono inevitabili. A livello tecnico, nonostante risalga a più di 15 anni fa, ha poco da invidiare, nonostante le tonnellate di CGI presente in Steamboy. Dal punto di vista della sceneggiatura siamo proprio su un altro pianeta. Grazierò l'idea, dal momento che Akira è tratto da una serie manga.
Miyazaki. A parte il fatto che finora (dita incrociate, non ho ancora visto il suo ultimo film, Howl's Moving Castle) è riuscito a non far rimpiangere le sue opere precedenti, il tema del film è molto vicino a quelli di solito trattati da questo regista: ho percepito la cosa come una sorta di invasione di campo, tra l'altro con esiti a mio parere negativi.
Insomma, possibile che non abbiamo trovato un modo migliore per sspendere tutti quei soldi?
Gil/trivia per i trekkisti: nella versione inglese la voce del nonno è di Patrick Stewart
OK, dopo aver buttato il sasso, vediamo di motivare meglio questo giudizio lapidario e perentorio.
Pare che Steamboy sia il più costoso film d'animazione prodotto in Giappone. Effettivamente gli scenari sono spettacolari, l'animazione è di prima classe e la computer grafica piuttosto buona, e anche la colonna sonora è da film di serie A. Ma per fare un bel film, i mezzi non bastano. Ci vuole un'idea, ci vuole una sceneggiatura che la valorizzi, e una regia adatta. Tolto il terzo punto, a mio modestissimo parere, i primi due sono assenti.
L'idea. Può essere un mio problema personale, ma i passati alternativi non mi hanno mai attizzato. O fai come Last Exile (sempre sia lodato), o Dune di David Lynch, tanto per non scomodare i grandi nomi, cioé prendi degli elementi retrò e li inserisci in uno scenario alieno, oppure non so, è inevitabile per me pensare a tutte le incongruenze storiche, tecniche e scientifiche mostrate. Questo per l'ambientazione. La vera big idea è lo scontro tra due visioni relative alla scienza e al progresso scientifico: scienza dedicata alla felicità del genere umano, e scienza asservita al profitto ad ogni costo, anche se si tratta di produrre e vendere armi terribili. Nonostante non si tratti di niente di nuovo, sarebbe comunque potuta essere una buona idea, non fosse per...
La sceneggiatura. Di solito gli anime si rivolgono ad un pubblico di adolescenti, ma sono godibili anche per un pubblico adulto (altrimenti non saremmo qui a parlarne, no?). In questo caso mi sembra invece che il target fosse un pubblico preadolescenziale (particolarmente deficiente, mi verrebbe da dire), visto come sono stati delineati (?) i personaggi, e come è sviluppata (?) la storia.
spoiler
Il film comincia con l'antefatto, di cui si capisce ben poco. Continua con la stringata introduzione del protagonista, un ragazzino di Manchester, che si ritrova a recitare una parte di primo piano negli eventi scatenati dal nonno (un vecchiaccio insopportabile) e dal padre (una specie di Frankenstein con deliri di onnipotenza), sballottato tra i cattivi che sono cattivi, e i buoni che tanto buoni non sono (con tanto di personaggio i cui occhiali, nel momento in cui si rivela non tanto dissimile dai cattivi, diventano sinistramente riflettenti, oh - my - god) in compagnia di una ragazzina insoportabile (ma va?), che dovrebbe simboleggiare la redenzione, passando dal campo del male a quello del bene. Il climax parte a metà film, arrivando alla conclusione (?) con un fiatone che manco io dopo 12 Km di Stratorino. Il tutto condito dai luoghi comuni dei peggiori film americani, e da un costante senso di dejà vu (l'ambientazione è la stessa di Master of Mosquiton, alcune scene paiono autocitazioni di Akira, e per tutto il film non ho potuto fare a meno di pensare a Laputa, dell'unico e solo Miyazaki, un must per gli amanti dell'animazione giapponese, film riuscito con ben altro esito).
/spoiler
Ed ecco le due grandi ombre che incombono sul film: Akira e Miyazaki.
Akira. Precedente lungometraggio di Otomo, è una pietra miliare dell'animazione, e IMHO i paragoni sono inevitabili. A livello tecnico, nonostante risalga a più di 15 anni fa, ha poco da invidiare, nonostante le tonnellate di CGI presente in Steamboy. Dal punto di vista della sceneggiatura siamo proprio su un altro pianeta. Grazierò l'idea, dal momento che Akira è tratto da una serie manga.
Miyazaki. A parte il fatto che finora (dita incrociate, non ho ancora visto il suo ultimo film, Howl's Moving Castle) è riuscito a non far rimpiangere le sue opere precedenti, il tema del film è molto vicino a quelli di solito trattati da questo regista: ho percepito la cosa come una sorta di invasione di campo, tra l'altro con esiti a mio parere negativi.
Insomma, possibile che non abbiamo trovato un modo migliore per sspendere tutti quei soldi?
Gil/trivia per i trekkisti: nella versione inglese la voce del nonno è di Patrick Stewart
3 Commenti:
Lo sapevo che la tua recensione sarebbe stata su questo tono.
Disgraziatamente concordo. Bella animazione senza alcuna traccia di un'anima.
Ciccio, visto che lo sapevi, non potevi risparmiarmi 2 ore e 4,90 euri? ;-PPP
Numero uno perchè i gusti sono soggettivi, magari a te piaceva e ti facevo perdere uno spettacolo.
Numero due perchè in fondo le animazioni erano belle e poi bisogna qualche spettatore se vogliamo vedere altri anime al cinema.
Numero tre "mal comune, mezzo gaudio" :p
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